Ed ecco finalmente il terzo post della serie sulla frugalità degli anni '40. Oggi parliamo di bucato e riciclo vestiti. Anche in questo campo si cercava di risparmiare al massimo e di trattare i capi al meglio. Ecco dunque i consigli che risalgono a quel periodo.
Citazioni dell'epoca:
"Lo spreco è consumo inutile"
"Tutto può essere utilizzato"
"Lo spreco non è segno di ricchezza ma di
ignoranza e di trascuratezza"
"Ricuperare non è indice di povertà ma di
saggezza"
Smacchiatura
Per l’unto da grassi in generale: bollire un etto di radica saponaria in un litro
d’acqua: filtrare e aggiungere 2 cucchiai di alcole e 2 di ammoniaca.
Per smacchiare e lavare abiti di seta o lana: bollire per un quarto d’ora qualche rametto di edera
e di rosmarino con 5 o 6 gr. di cenere o di carbonato di potassico in 2 litri
di acqua, aggiungendo, quando la decozione è tiepida, un cucchiaio di
ammoniaca.
Per stoffe chiare e per pulire abiti da
uomo: bollire in un litro d’acqua un etto di
radica saponaria e quando si è ridotta a tre quarti aggiungere un cucchiaio di
ammoniaca e uno di alcole: questa decozione si conserva in bottiglie per
diverso tempo.
Questi preparati sostituiscono la benzina; bisogna
sempre preventivamente spazzolare il tessuto da smacchiare.
Ogni tessuto ed alcune macchie richiedono trattamenti
adeguati, occorre quindi prima di tutto stabilire la natura della fibra e della
macchia e poi scegliere il procedimento indicato più opportuno.
Una fetta di patata cruda toglie le macchie di fango.
Lavatura
Cotone – È il tessuto più resistente alla lavatura a
caldo (60-70 gradi), allo sfregamento e agli agenti sbiancanti; purché
successivamente venga abbondantemente risciacquato.
Lino – Non sopporta trattamenti energici come il
cotone, resiste meno all'azione dei detersivi: se asciugato
violentemente diventa duro, ruvido, fragile.
Canapa - Non bisogna distruggerne la
caratteristica rigidità con trattamenti molto forti.
Evitare di far bollire la biancheria. Trattare a parte
i tessuti colorati o delicati. Togliere prima le macchie e rammendare gli
strappi. Far macerare per lungo tempo, separatamente secondo la qualità e il
colore, i capi, salvo tessuti speciali. Gli agenti sbiancanti, anche più
leggeri, danneggiano a lungo andare i tessuti; comunque, adoperandoli si deve
aver cura che il preparato sia completamente disciolto nell'acqua.
Ricorrere se mai all'acqua ossigenata, al perborato sodico, o al carbonato
sodico o potassico in sostituzione della cenere di legno. Mai asciugare su
stufe o termosifoni per non ingiallire la fibra.
Lana e seta – Lavare e sciacquare sempre in acqua
tiepida, senza stropicciare e lavando con molta schiuma: servono a questo scopo
la radica saponaria (1 gr. per 100 gr. d’acqua), l’acqua della pasta e dei
fagioli e i saponi speciali.
Raion – In genere è utilizzabile la radica saponaria,
però è meglio usare i detersivi creati appositamente: in ogni caso bisogna
lavare rapidamente, senza torcere il tessuto e poi asciugare fra due panni.
Tessuti fini - Non si macerano. La biancheria fine o i
tessuti di colore in raion e fiocco di raion si lavano rapidamente con sapone
neutro in acqua abbondante, non oltre i 60 gradi: dopo la risciacquatura a
tiepido o a freddo si spreme con cura e si asciuga subito all'aria.
Nel lavare tessuti misti si deve tener conto del
componente più delicato per scegliere il metodo più adatto.
Con un bicchiere
d’aceto nell'acqua dell’ultima risciacquatura si ridona la vivacità
ai colori.
È consigliabile cambiare le calze ogni giorno e
lavarle senza sapone che le fa scolorire e le sciupa. È sufficiente lasciarle a
bagno nell'acqua fredda per qualche ora. Se le calze fossero
veramente sudice di fango o altro, usare sapone, mai direttamente, ma
sciolto nell'acqua. Asciugarle, appendendole dalla punta, all'ombra.
Economizzare il sapone mantenendolo quanto più
possibile asciutto, strofinandolo sul tessuto per taglio invece che in piano,
pulendo a parte prima della lavatura generale le parti maggiormente sudice.
La lana si lava con il fiele di bue (fresco). Lana e
seta con decozione di foglie d’edera, di ortica, di fico, con infusione di
senape pestata.
I tessuti delicati di lana con patate grattugiate
messe in acqua tiepida.
Stiratura
Il lino – Va stirato umido e a ferro caldo.
Il cotone – Non troppo umido e a ferro a giusto
calore.
La lana – Va stirata con ferro non troppo caldo,
interponendo un panno umido – non stirare le maglie. Anche col
raion all'acetato il ferro non deve
sfriggere sull'umidità del tessuto.
La seta e le fibre sintetiche si stirano al rovescio a
temperatura moderata.
Il velluto – Si stira direttamente sul marmo o
tenendolo sospeso; il crespo e il velo non si stirano, ma si passano sul vapor
d’acqua, asciugando poi all'ombra.
In genere i tessuti naturali resistono bene al calore
del ferro da stiro, non così quelli artificiali.
La biancheria non va riposta appena stirata perché è
ancora umida e prenderebbe cattivo odore. Stirare sempre per dritto filo.
Dopo aver inumidito attendere qualche tempo prima di
stirare – adoperare panno scuro per vestiti scuri, chiaro per quelli chiari.
Conservazione degli indumenti
Calze – si conservano in speciali porta calze così
confezionati:
Si preparano tante borsette una unita all’altra al
bordo per mezzo di una cucitura a macchina in modo che tutte assieme formino
una specie di soffietto da fisarmonica. In ognuna di queste borsette si ripone
un paio di calze ripiegate e si uniscono per mezzo di un nastro colorato tenuto
fermo da un’asola.
Oppure preparare una stampella che sorregga un
pannello imbottito. A questo attaccare sei tasche ben disposte e in esse
conservare le calze.
Gonne – perché le gonne non si sgualciscano, e quindi
evitare lo spreco del gas o del carbone per stirarle, è opportuno preparare una
stampella che abbia dei ganci in modo che la gonna rimanga ben appesa.
Tessilsacco – Per preservare gli indumenti di lana
dalle tarme, dopo averli ben spazzolati e smacchiati, si ripongono in sacchetti
di cellofane o di carta. Si appende l’indumento ad una stampella e si chiude
nel sacco di carta.
Scarpe – Ricordare che meno lucido si usa, più le
scarpe durano. Asciugarle, se bagnate, non esponendole al calore del fuoco, ma
riempiendole di crusca o di carta. Infilarle sempre nell’apposita forma o
imbottirle bene di carta. Riporle adagiate su di un fianco in appositi
sacchetti.
Riduzione di indumenti
Da un lenzuolo, già rivoltato e logoro, si possono
ottenere asciugamani, canovacci, federe, panni. Delle parti più logorate si
fanno stracci per smacchiare o per lucidare i mobili.
Utilizzare la biancheria e i vestiti delle persone
adulte per trasformarle in biacheria e in vestiti per bambini.
Per es. dalle camicie da uomo si ricavano delle
camicette e dei grembiulini.
In guardaroba
Utilizzazioni varie – Non gettare ritagli di stoffa
perché possono servire per confezionare tanti oggetti utili:
con ritagli di panno si fanno le scarpette per
bambini;
con feltri vecchi si confezionano comode e moderne
pantofole;
con ritagli di stoffe colorate si ricoprono cornici di
cartone.
Anche le calze vecchie si possono utilizzare: si tagliano
a spirale in strisce alte un centimetro e, lavorandole ai ferri o ad uncinetto,
si fanno delle scarpette per bambini, scarpe per casa, copertine per culla,
farsetti, scendiletto, sciarpe, ecc.
Utilizzazione degli stracci – Si ritagliano gli stracci
a strisce alte circa un centimetro che si uniscono con un punto
l’una all'altra alternandone le tinte. Con le lunghe strisce così
ottenute si fanno dei gomitoli che, lavorati ad uncinetto, a punto basso, danno
dei comodi e caldi tappeti o scendiletto.
Utilizzazione degli avanzi di lana – Si uniscono i
diversi gomitoli e le gugliate in un unico gomitolo e, alternando le tinte, si
fanno delle magliettine o delle copertine. Gli avanzi di lana possono essere
anche sfilacciati e usati per riempire cuscini, copripiedi, ecc.
Finisce così questa serie che ci ha riportati un po'
indietro, agli anni '40 e ai tempi della guerra. Gli altri post della serie:
Leggi anche:
Quali di questi consigli mettereste in
pratica?
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