Tuesday, May 19, 2020

Epidemie nei racconti di Laura Ingalls

Mary Ingalls

Questa pandemia che stiamo vivendo è un concetto così nuovo, e noi figli della modernità e pronipoti dei vaccini, pur avendo conosciuto l’HIV, o avendo sentito parlare di SARS o Ebola, non avevamo finora sperimentato su noi stessi cosa significhi essere travolti, specialmente a livello mondiale, da una malattia infettiva.
Forse è un po’ macabro, ma potremmo rivolgerci al passato e cercare qualche situazione analoga di epidemie, che nelle epoche che ci precedono erano molto più frequenti di oggi. E potremmo guardare tra nostri cari pionieri e vedere se addirittura la nostra tanto amata Laura Ingalls abbia vissuto una cosa del genere...


Nei nove libri di Laura Ingalls sui i viaggi verso ovest che la sua famiglia intraprese alla fine dell’800, troviamo ben due epidemie, di cui furono vittime, una descritta piuttosto bene, nel libro “La casa della prateria” e una solo brevemente menzionata, ma con un risultato devastante per la famiglia nel libro “Sulle sponde del Silver Lake”.

Guardiamo insieme questi due eventi…

Libro: “La casa della prateria”

In questo libro, la famiglia Ingalls si era insediata nei pressi di un torrente, in una zona della prateria americana del Kansas. Durante l’estate il torrente si riempiva di zanzare, veri e propri sciami, che pungevano continuamente chi vi era intorno. Il racconto nel libro narra che quell’estate faceva molto caldo, Laura e la mamma percorrevano le rive del torrente dove c’erano enormi cespugli di more mature, e vi si recavano per giorni e giorni a raccoglierle. La mamma poi le metteva a seccare al sole per utilizzarle per l’inverno. Le zanzare infestavano le zone del torrente, ma anche la casa, che la notte purtroppo se ne riempiva. Le bambine erano piene di pizzichi, come anche i genitori. Un giorno Laura cominciò a sentirsi male, le faceva male tutto, era caldissima e aveva freddo. La stessa cosa sua sorella Mary. La madre le mise subito a letto, ma poi anche il papà e lei stessa si ammalarono. Tutta la famiglia si trovò costretta a letto, tutti sfiniti senza forze, senza aver nessuno che si potesse occupare di loro. Un giorno passò di lì un dottore che lavorava presso gli indiani, e richiamato all’abbaiare del cane Jack, entrò nella casa è trovò tutta la famiglia a letto stremata.
Tutte le famiglie che si erano insediate lungo il torrente si erano ammalate, e i pochissimi sani o guariti, andavano di casa in casa ad occuparsi dei malati. Grazie alle cure e alle medicine del dottore, però gli Ingalls guarirono. Si trattava di malaria.

Libro: “Sulle sponde del Silver Lake”

Il libro si apre con una visita di una parente a casa Ingalls, e viene spiegato brevemente che la famiglia aveva contratto la scarlattina mesi prima. In quell’occasione tutti si ammalarono a parte il papà e Laura, e purtroppo Mary, a causa di ciò, aveva perso la vista. Il racconto va subito avanti, con le vicende che poi si dispiegano nei capitoli seguenti del libro.

Quindi è solo in questa breve introduzione che sappiamo, dai libri di Laura Ingalls, come Mary sia diventata cieca. In effetti le epidemie di scarlattina (come anche di altre malattie) erano frequenti nel 1800. Di questa malattia si poteva morire, il tasso di morti per scarlattina era piuttosto alto.

Ma sulla base della medicina moderna, sembra improbabile che una malattia del genere potesse aver causato effettivamente la cecità di Mary.
Nelle memorie di Laura Ingalls, chiamate “Pioneer Girl” (Ragazza pioniera), gli scritti che sarebbero stati la base per i libri poi pubblicati, Laura annota che la famiglia aveva sì contratto la malattia, ma solo alcuni anni prima, nel 1872. Mary invece divenne cieca nell’aprile 1879, quando contrasse una febbre accompagnata da un fortissimo mal di testa, che la fece delirare per molti giorni. Inoltre, le venne anche una paralisi al viso, e insieme a questo, la sua vista cominciò a deteriorarsi. Quando Mary si rimise dalla malattia, era diventata del tutto cieca. Due dottori si consultarono e conclusero che la ragazza avesse subito una sorta di encefalite, causata da un morbillo contratto anni prima e guarito male. E l’oculista constatò il deterioramento dei nervi ottici, contro i quale non si poteva fare nulla. Laura menziona l’infermità nelle sue memorie come una “malattia spinale”.

Più tardi, nella scuola per i ciechi che Mary frequentò, venne registrato che la causa della sua cecità era stata una “febbre del cervello”, un termine molto semplice per definire meningoencefalite.
Probabilmente Laura, alla stesura del libro (e vedete che il fatto viene solo brevemente menzionato, si presenta come già accaduto, e si continua con la storia principale) decise, per semplificare, di indicare come causa la scarlattina, che era molto comune a quei tempi, probabilmente anche pensando che il libro era rivolto ad un pubblico di bambini.

Sappiamo quindi che alla fine del 1800 ancora infestavano numerose epidemie, soprattutto quelle di malattie infettive, contro le quali noi oggi abbiamo il vaccino. E leggere quanto erano disarmanti le risposte dei medici, che non erano in grado di evitarle e a volte di curarle adeguatamente è impressionante.
Per questo, al giorno d’oggi, col progresso della medicina che abbiamo raggiunto, siamo più che sgomenti davanti alle epidemie che sono scoppiate negli anni e decenni scorsi, e naturalmente davanti al coronavirus che sta mettendo in ginocchio l’intero pianeta.

Spero solo che grazie a tutto questo, la medicina odierna faccia ancora un bel passo avanti, e siano prese tutte le precauzioni per evitare di nuovo nel futuro una situazione simile.

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