Mary Ingalls |
Questa pandemia che stiamo vivendo è un concetto così nuovo, e noi figli della modernità e pronipoti dei vaccini, pur avendo conosciuto l’HIV, o avendo sentito parlare di SARS o Ebola, non avevamo finora sperimentato su noi stessi cosa significhi essere
travolti, specialmente a livello mondiale, da una malattia infettiva.
Forse è un po’ macabro, ma potremmo rivolgerci al passato e
cercare qualche situazione analoga di epidemie, che nelle epoche che ci
precedono erano molto più frequenti di oggi. E potremmo guardare tra nostri cari
pionieri e vedere se addirittura la nostra tanto amata Laura Ingalls abbia
vissuto una cosa del genere...
Nei nove libri di Laura Ingalls sui i
viaggi verso ovest che la sua famiglia intraprese alla fine dell’800, troviamo
ben due epidemie, di cui furono vittime, una descritta piuttosto bene, nel
libro “La casa della prateria” e una solo brevemente menzionata, ma con un risultato
devastante per la famiglia nel libro “Sulle sponde del Silver Lake”.
Guardiamo insieme questi due eventi…
Libro: “La casa della prateria”
In questo libro, la famiglia Ingalls si era insediata nei pressi di un torrente, in una
zona della prateria americana del Kansas. Durante l’estate il
torrente si riempiva di zanzare, veri e propri sciami, che pungevano
continuamente chi vi era intorno. Il racconto nel libro narra che quell’estate
faceva molto caldo, Laura e la mamma percorrevano le rive del torrente dove
c’erano enormi cespugli di more mature, e vi si recavano per giorni e giorni a
raccoglierle. La mamma poi le metteva a seccare al sole per utilizzarle
per l’inverno. Le zanzare infestavano le zone del torrente, ma anche la casa, che la
notte purtroppo se ne riempiva. Le bambine erano piene di pizzichi, come anche
i genitori. Un giorno Laura cominciò a sentirsi male, le faceva male tutto, era
caldissima e aveva freddo. La stessa cosa sua sorella Mary. La madre le mise
subito a letto, ma poi anche il papà e lei stessa si ammalarono. Tutta la
famiglia si trovò costretta a letto, tutti sfiniti senza forze, senza aver nessuno che si potesse occupare di loro. Un giorno passò di lì un dottore che lavorava
presso gli indiani, e richiamato all’abbaiare del cane Jack, entrò nella casa è
trovò tutta la famiglia a letto stremata.
Tutte le famiglie che si erano insediate lungo il torrente si
erano ammalate, e i pochissimi sani o guariti, andavano di casa in casa
ad occuparsi dei malati. Grazie alle cure e alle medicine del dottore, però gli Ingalls guarirono. Si trattava di malaria.
Libro: “Sulle sponde del Silver Lake”
Il libro si apre con una visita di una parente a casa Ingalls,
e viene spiegato brevemente che la famiglia aveva contratto la scarlattina mesi
prima. In quell’occasione tutti si ammalarono a parte il papà e Laura, e
purtroppo Mary, a causa di ciò, aveva perso la vista. Il racconto va subito
avanti, con le vicende che poi si dispiegano nei capitoli seguenti del libro.
Quindi è solo in questa breve introduzione che sappiamo, dai
libri di Laura Ingalls, come Mary sia diventata cieca. In effetti le epidemie
di scarlattina (come anche di altre malattie) erano frequenti nel 1800. Di
questa malattia si poteva morire, il tasso di morti per scarlattina era
piuttosto alto.
Ma sulla base della medicina moderna, sembra improbabile che
una malattia del genere potesse aver causato effettivamente la cecità di Mary.
Nelle memorie di Laura Ingalls, chiamate “Pioneer Girl”
(Ragazza pioniera), gli scritti che sarebbero stati la base per i libri poi
pubblicati, Laura annota che la famiglia aveva sì contratto la malattia, ma
solo alcuni anni prima, nel 1872. Mary invece divenne cieca nell’aprile 1879,
quando contrasse una febbre accompagnata da un fortissimo mal di testa, che la fece
delirare per molti giorni. Inoltre, le venne anche una paralisi al viso, e insieme
a questo, la sua vista cominciò a deteriorarsi. Quando Mary si rimise dalla
malattia, era diventata del tutto cieca. Due dottori si consultarono e conclusero
che la ragazza avesse subito una sorta di encefalite, causata da un morbillo contratto anni prima e guarito male. E l’oculista constatò il deterioramento dei nervi
ottici, contro i quale non si poteva fare nulla. Laura menziona l’infermità nelle sue memorie come una “malattia spinale”.
Più tardi, nella scuola per i ciechi che Mary frequentò, venne
registrato che la causa della sua cecità era stata una “febbre del cervello”, un
termine molto semplice per definire meningoencefalite.
Probabilmente Laura, alla stesura del libro (e vedete che il
fatto viene solo brevemente menzionato, si presenta come già accaduto, e si
continua con la storia principale) decise, per semplificare, di indicare come
causa la scarlattina, che era molto comune a quei tempi, probabilmente anche
pensando che il libro era rivolto ad un pubblico di bambini.
Sappiamo quindi che alla fine del 1800 ancora infestavano
numerose epidemie, soprattutto quelle di malattie infettive, contro le quali
noi oggi abbiamo il vaccino. E leggere quanto erano disarmanti le risposte dei
medici, che non erano in grado di evitarle e a volte di curarle adeguatamente è
impressionante.
Per questo, al giorno d’oggi, col progresso della medicina che
abbiamo raggiunto, siamo più che sgomenti davanti alle epidemie che sono
scoppiate negli anni e decenni scorsi, e naturalmente davanti al coronavirus che sta
mettendo in ginocchio l’intero pianeta.
Spero solo che grazie a tutto questo, la medicina odierna
faccia ancora un bel passo avanti, e siano prese tutte le precauzioni per
evitare di nuovo nel futuro una situazione simile.
(Se ti è piaciuto questo post, puoi seguirmi su Facebook o iscriverti via e-mail, per ricevere tanti altri consigli frugali!)
No comments:
Post a Comment