Wednesday, February 29, 2012

Vita frugale degli anni ‘40


Gli anni ‘40, gli anni della Guerra e del dopoguerra sono stati degli anni molto difficili per le popolazioni coinvolte nel conflitto mondiale, per ovvie ragioni di scarsità di prodotti alimentari, risorse di energia, vestiario, ecc. E, come in quasi tutti i paesi europei, su questi prodotti vigeva un razionamento, cioè ad ogni persona spettava un tot di cibo alla settimana (e niente più). Nonostante il razionamento fosse ritenuto essere il minimo indispensabile per il fabbisogno di un individuo, la mancanza di un sovrappiù rendeva difficile l’adeguamento della gente ad un’austerità appesantita dall'angoscia del conflitto e del coinvolgimento dei propri cari in prima linea. Ciononostante, come si sa, necessità fa virtù, ed è proprio in questi casi che le soluzioni più disparate vengono fuori con non poca creatività, capacità e ingegno. Ed è questo quello che rende interessante* questo periodo… come hanno fatto a vivere con così poco?
Ecco un esempio di razionamento di cibo a persona per settimana in Inghilterra durante la Seconda Guerra Mondiale (le quantità devono aver oscillato negli anni e questi dati corrispondono al massimo della quantià distribuita):

Prosciutto 227 g
Zucchero 454 g
Tè sfuso 113 g
Carne 540 g (le salsicce furono razionante solo per un paio d’anni, ma comunque la carne per farle era così scarsa che spesso contenevano un’alta quantità di pane)
Formaggio 227 g
Conserve 0,45 kg al mese
Burro 227 g
Margarina 340 g
Lardo 85 g
Dolci 454 g (caramelle immagino)
Uova 1 (a seconda della disponibilità)
Latte in polvere 1 tazza ogni 8 settimane, ma venivano dati da 1 a 2 litri alla settimana a donne incinte e ai bambini.


In Inghilterra non tutti i cibi erano razionati: la verdura e la farina per esempio non lo erano, e i contadini quindi erano in vantaggio rispetto agli abitanti delle città. Fu proprio in questo periodo infatti, che il governo incentivò la creazione dei cosiddetti “Victory Gardens” (giardini della vittoria), ovvero  il trasformare i giardinetti e le aiuole davanti a casa in veri e propri orti, allo scopo di poter coltivare ortaggi per integrare il regime alimentare. Questa iniziativa, che divenne famosa anche in altri paesi europei, in Italia e anche in America, aveva l'obiettivo di far risparmiare al governo non poco denaro, e di permettergli di concentrarsi economicamente in altri affari urgenti del momento. Ma per la popolazione, per chi ci riuscì e ne ebbe l’occasione, fu una fortuna incredibile, e contribuì a combattere la fame di quegli anni.

A proposito del razionamento, esistono dei libri di cucina inglese di ricette che usano i cibi razionati dell’epoca creando dei piatti molto frugali. Uno di questi è per esempio il Woolton Pie, una sorta di torta rustica con una base di patate, e per nominarne altri il Carrot Cake, una torta di carote, buona per la scarsità di farina e zucchero, Wartime Turnover, fagotti di pane ripieni di verdura, Corned Beef Fritters, polpette di carne in scatola, e dolci fatti con il pane raffermo come il Bread Pudding.

C’è un blog di una donna che usa il razionamento della seconda guerra mondiale come dieta, e anche per risparmiare sul cibo. È interessantissimo e ci sono varie ricette dell’epoca prese da alcuni libri di cucina inglese degli anni ‘40. Per chi fosse curioso clicchi pure qui.

Non solo il cibo era razionato. I vestiti, per esempio, si potevano comprare con un tot numero di punti, che però variavano, anzi diminuivano da anno in anno, lasciando la popolazione quasi priva del necessario. Una volta ho visto un video di donne che durante la guerra, usavano sfilare un maglione, per ricavarci la lana e ne rifacevano uno o due per i bambini. Per far questo, lavavano la lana ricavata, la tiravano avvolgendola sulla sponda di una sedia e la rilavoravano. Anche altri vestiti smessi si trasformavano in nuovi capi, da camicie a vestiti per bambina, da canovacci a magliette, da pantaloni a gonne.

Altre cose razionate erano il sapone, sia per la pulizia personale che per il bucato, il carbone e naturalmente e la carta.

Anche in Italia la dieta era molto ristretta a quel tempo, ma anche qui troviamo pietanze simili a ciò che mangiamo oggi, ma preparate in modo più frugale, come pasta, minestre, stufati vari, per lo più di verdura. Si utilizzava tutto il possibile come le bucce di patate e di altre verdure, i baccelli dei legumi, le interiora del pollo, il grasso di carne veniva conservato e le croste di pane raffermo venivano utilizzate per fare varie cose.

Mia nonna, che ora non c’è più, mi diceva di questo periodo, principalmente, che “c’era una gran fame”. Mi dispiace di non poter chiederle di più ora, ma sapendo com’era lei dopo, una donna che non buttava via niente, dal bottone alla tazzina sbeccata, e che il frigo era pieno di avanzi che dovevano assolutamente essere mangiati al pasto successivo o trasformati o riutilizzati in chissà cosa ancora, so che questo periodo deve averle dato una forte impronta, come del resto a tutti coloro che l’anno vissuto.

E noi invece possiamo anche adesso imparare tantissimo da queste pratiche, non così lontane dai nostri giorni, e cominciare a non sprecare più…

* Dopo aver riletto quello che ho scritto, un articolo su un periodo storico abbastanza pesante, questo aggettivo, interessante, mi sembra un po' fuori luogo. Quello che voglio dire è che il mio interesse per alcune situazioni del passato, in cui la gente abbia dovuto vivere in ristrettezze, per un motivo o per un altro, non vuole essere espressione di mancanza di rispetto per la sofferenza vissuta da molti in quei periodi, o di superficialità riguardo a questioni del passato così gravose. Al contrario, io penso che facendo tesoro di queste esperienze, si potrebbe oggi valutare la vita in un altro modo, più semplicemente, avvicinandosi di più a quei valori di una volta, che questa èra consumistica ha purtroppo soffocato.


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